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11-01-2017/00:00:00 Visitato: 87
Intervista al Segretario Provinciale FIMMG di Firenze e Vice Segretario Nazionale in risposta a chi ritiene che l'affollamento ai pronto soccorsi sia determinato dalla non presenza dei medici di Medicina generale sul territorio

9 Gennaio 2017

FIRENZE. (Il Tirreno) Proteste sui social: si va in ospedale perchè i medici di famiglia non si trovano. La replica: no, è perché è più comodo fare così di Ilaria Bonuccelli. Tutti al pronto soccorso per l'influenza, la paura da meningite. E «perché durante le feste i medici di famiglia non si trovano». Lapidari i pazienti, sui social. In particolare su Facebook nei giorni di caos sanitario. «Il dottore non c'è e allora vado all'ospedale». Lapidaria anche la risposta. I pazienti vanno al pronto soccorso perché «con un ticket di 50 euro massimo hanno tutti gli esami che vogliono, saltando mesi di lista d'attesa».
Vittorio Boscherini è un medico di famiglia. E un sindacalista. Il vicesegretario nazionale della Fimmg, il più importante sindacato italiano dei medici della medicina generale. «Ma tutti i giorni non me le toglie nessuno 4-5 ore di ambulatorio, malgrado l'attività sindacale. So bene ciò di cui sto parlando». E lunedì lo ripeterà a una riunione fra medici di famiglia e vertici dell'Asl Toscana centro che riunisce le ex aziende sanitarie di Firenze, Empoli, Prato, Pistoia. Quelle coi pronto soccorsi fra i più intasati da Natale a oggi. «Non per colpa dei medici di famiglia», insiste Boscherini.
A riprova di quanto dice, cita un dato: i pronto soccorsi, negli ospedali dell'Asl Toscana Centro, ma in tutta la Toscana, per la verità, «non esplodono il fine settimana, quando gli ambulatori dei medici di famiglia sono chiusi: il boom di accessi si registrano il lunedì e il giovedì. Due giorni feriali. E si registrano durante il giorno, la mattina e il pomeriggio. Quando i pazienti potrebbero rivolgersi senza problemi al loro medico curante».
ESAMI SUBITO E SOTTOCOSTO
Che cosa li spinge, allora, verso il pronto soccorso? «Le ragioni sono molte. In questo momento, c'è anche una psicosi da meningite che spinge la gente verso il pronto soccorso più che in altri momenti, soprattutto in Toscana. Tuttavia - evidenzia Boscherini - c'è una ragione di carattere generale (lip) che invoglia i pazienti ad andare al pronto soccorso: il fatto che qui vengono sottoposti ad accertamenti multipli senza pagare tanti ticket e senza dover aspettare liste di attese di mesi».
Boscherini semplifica il ragionamento in questo modo: se un paziente si rivolge al proprio medico curante «che conosce la persona, la sua storia clinica, prescrive accertamenti, se e quando necessari, che devono essere presi con appuntamenti tramite Cup. Questo significa aspettare, mediamente, quattro o cinque mesi e spendere alcune centinaia di euro di ticket. Se, invece, lo stesso paziente si presenta al pronto soccorso, il medico che non lo conosce lo sottopone subito ad accertamenti al pagamento massimo di 50 euro: questo è il ticket più alto dovuto dai pazienti ai quali non è attribuito un codice urgente al pronto soccorso». Ormai la gente - evidenzia Boscherini - ha imparato: così, aspettando qualche ora, aggira liste d'attesa e risparmia un bel po' di soldi.
L'ondata di freddo, la paura della meningite, i turni ridotti per le ferie del personale: così certi pronto soccorso sono andati in tilt. E la riforma degli ospedali sembra aver complicato la situazione
UN ESAME SU 3 ORDINATO DAL PRONTO SOCCORSO
«La veridicità di quello che dico - riprende il medico - è confermata da un altro dato: nell'Asl Toscana centro il 30% degli esami diagnostici (dalle radiografie alle Tac, ndr) sono richiesti dal pronto soccorso. Un esame su tre: una cifra elevata, se si considera che al pronto soccorso dovrebbero arrivare solo i casi gravi e urgenti».
AMBULATORI APERTI, PAZIENTI ALL'OSPEDALE
Si potrebbe, però, obiettare che all'ospedale si presentano tutti proprio perché il medico di famiglia non si trova sempre. Ma Boscherini dissente. «A Firenze - sostiene - nel 2002-2003 abbiamo tentato un esperimento: 45 medici di famiglia hanno tenuto aperti gli ambulatori ininterrottamente dalle 8 alle 20. Gli accessi al pronto soccorso non sono diminuiti. Anzi sono aumentati. Esperimento analogo è stato tentato a Prato, con risultati analoghi. Il problema è che il pronto soccorso è ancora percepito dalla gente come un poliambulatorio a basso costo. Quindi il problema non è la reperibilità della medicina generale».
PRONTO SOCCORSO NON È’ LA PORTA DELL'OSPEDALE
Semmai - è l'opinione di Boscherini - il problema è la riorganizzazione del pronto soccorso: deve diventare accessibile solo «ai casi urgenti. E non può restare, come oggi, la porta di accesso all'ospedale. I medici di famiglia devono poter avere un contatto diretto con i reparti, ad esempio, per decidere i ricoveri o anche solo le visite urgenti specialistiche, senza passare dal pronto soccorso che si intasa inutilmente. Anche di questo parleremo lunedì con l'Asl».
IL TAPPO SUL TERRITORIO
Non senza, però, evitare i problemi che, in effetti, esistono di assistenza sul territorio. In particolare di funzionamento delle 116 AFT, Aggregazioni funzionali territoriali: si tratta di associazioni di medici di medicina generale per garantire assistenza (anche a pazienti non propri) dalle 8 alle 24 con servizi speciali, come trasfusioni su anemici cronici.
«In effetti - ammette Boscherini - ci sono problemi di funzionamento delle Aft ma non per mancanza di volontà dei medici toscani. Le Aft sono state tutte costituite, le fondamenta ci sono, ma dal 2012 che abbiamo iniziato questo percorso non è ancora stato firmato il contratto nazionale che avrebbe dovuto dare gambe al progetto».
Non solo. Mancano ancora tutta una serie di servizi che «rendono impossibile il funzionamento delle Aft. In primo luogo i medici non sono stati messi in rete con le Asl: quindi, se un dottore deve visitare il paziente di un altro, non ha accesso alla sua cartella clinica. E quindi diventa complicato poter agire. Ci troviamo nella strana situazione di aver costruito una casa al grezzo, con i muri e il tetto, ma di non poterla abitare perché non c'è ancora elettricità o acqua corrente». Quindi non c'è da meravigliarsi se poi la gente si rivolge direttamente al pronto soccorso.

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